A Natale regala un classico avvincente Arancia Meccanica di Anthony Burgess

Il romanzo di fantascienza dalle implicazioni politiche, o quelli che trattano di ‘distopie’ e futuri nemmeno troppo lontani (si pensi a ‘1984’ di Orwell), appartiene a uno dei filoni più amati dai lettori. Natale può essere l’occasione per riscoprire scrittori come P. K. Dick, Aldous Huxley e i più recenti Robert Harris e Tom Clancy, […]

arancia-meccanicaIl romanzo di fantascienza dalle implicazioni politiche, o quelli che trattano di ‘distopie’ e futuri nemmeno troppo lontani (si pensi a ‘1984’ di Orwell), appartiene a uno dei filoni più amati dai lettori. Natale può essere l’occasione per riscoprire scrittori come P. K. Dick, Aldous Huxley e i più recenti Robert Harris e Tom Clancy, o pensare a un’idea originale per fare un regalo a un amante del genere. Un classico poco conosciuto degli anni Sessanta è ‘Arancia Meccanica’ di Anthony Burgess, dal cui libro è stato tratto l’omonimo capolavoro di Stanley Kubrick.

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UN SUCCESSO TARDIVO – Scomparso vent’anni fa, Burgess è stato uno dei più grandi autori inglesi contemporanei: ancora oggi, il suo nome è legato ad ‘Arancia Meccanica’ e alla tardiva notorietà che ebbe il volume grazie alla riduzione cinematografica. Il romanzo nasce da un episodio autobiografico, un’aggressione che lo scrittore subì da dei soldati americani: in seguito, ebbe a dire che ‘clockwork orange’ indica quelle persone capaci solo di fare il bene o il male, come meccanismi caricati a orologeria. Scritto nel 1962, ‘Arancia meccanica’ è ambientato in un ‘ucronia’ della società inglese: la vicenda è narrata in prima persona da Alex, che con la sua banda si diverte a commettere aggressioni tanto efferate quanto descritte con distaccata innocenza.

UN’OPERA PREMONITRICE – Pubblicato da Einaudi nella collana economica (Super ET), ‘Arancia Meccanica’ racconta di una realtà distopica dove il governo adotta metodi alternativi, quali la ‘Cura Ludovico’, per redimere i criminali colpevoli di atti di violenza e abusi sessuali. Burgess si diverte a inventare un vero e proprio linguaggio artificiale per far parlare i personaggi (lo slang chiamato Nasdat) e descrive, con quarantanni di anticipo, le ansie di un mondo ossessionato dalla censura e dalla ricerca della società perfetta, anche a costo di sacrificare la libertà di scelta. Le 240 pagine del libro, da questo punto di vista, costituiscono un vero trattato sociologico, nonché un mirabile esperimento narrativo consigliato non solo ai cultori del genere ‘fantapolitico’ ma a qualunque lettore.